Fermati, proprio così, fermati un attimo.
“Certe crisi son soltanto
Segno di qualcosa dentro che sta urlando per uscire”
Grazie al maestro Guccini per questa poesia, vi invito ad ascoltarla.
Il mio corpo ha parlato tante volte, urlato milioni di volte, spinto la mia mente a implorarmi: Fermati, rifletti, perché ti sta succedendo questo? Ma non siamo stati educati all’attesa, all’accogliere una crisi, nessuno ci ha insegnato che non c’è nulla di male nello stare male, non è sbagliato sentirsi deboli, spaesati, impotenti. Nessuno ha mai veramente esplorato le ragioni di un pianto dietro un banco di scuola, le motivazioni di un atteggiamento aggressivo, schivo, iperattivo. Non c’è abbastanza tempo. Nessuno ci ha mai veramente chiesto: Perché ti senti così? Perché non ti fermi a pensare? Perciò non facciamoci una colpa se non conosciamo le regole del gioco, non dobbiamo.

Viviamo in una dimensione fatta di velocità, risultati, obiettivi, denaro… Chi ha tempo di andare alla ricerca delle ragioni di un malessere, chi ha tempo di scavare? Chi ha tempo per pensare? Dobbiamo superare tutto istantaneamente, roboticamente, meccanicamente, altrimenti rischiamo di non tenere il passo… e basta di piagnucolarti addosso! Non vedi? Non hai abbastanza tempo!
Viviamo in una società che ci vuole perfetti, smaglianti, brillanti, attivi, propositivi, in forma, belli, sorridenti, ubbidienti e… STI CAZZI?
Io mi sono sentita a terra diverse volte, mi sono sentita uno schifo, mi sono chiesta dove stessi andando, mi sono crogiolata su pensieri negativi e energia tossica, ho sbattuto i denti, la testa, le ossa e… VA BENE!
Ho allenato il mio corpo, la mia mente ad accettarmi bella, ma soprattutto ad amarmi brutta. Sì, mi amo quando sono brutta, bruttissima. Perché è proprio quando ci sentiamo brutti che abbiamo bisogno di tempo per abbracciarci, capirci, ossigenarci, analizzarci, esplorarci.

È proprio quando non ti riconosci che devi dedicare tempo a conoscerti.
Non credi?
Non c’è nulla di male nel pianto, nella spossatezza, nello sconforto, nella tristezza, il male arriva quando non prendiamo il tempo per conoscerci.
Ci vuole amore e cura nei confronti di sé stessi per chiedere aiuto. Ed è giusto chiederlo. Ci vuole respiro e pazienza per metabolizzare le ragioni di un sentimento negativo, una fase della vita sfidante, un fallimento che ci schiaccia i pensieri. Ci vuole spazio per l’analisi consapevole di ogni perché, ogni dettaglio, senza giudizio, senza severità verso sé stessi. Ci vuole coraggio per accettare e accogliere il male, l’ostacolo e la difficoltà come fonti di crescita personale e risorse per non restare in superficie, per non accontentarsi. Ci vuole attenzione verso la meraviglia che la vita ci offre senza chiedere nulla in cambio.
Diamoci spazio, diamoci tempo, diamoci una mano e non quando tutto va bene, ma soprattutto, quando è il male che ci sfida per farci capire che non dobbiamo mai smettere di imparare.
Imparare da noi stessi, imparare insieme a noi stessi.